Business Model Challenge con Agile Reloaded

Agile Reloaded è una realtà bella e dinamica. Non stupirò nessuno rivelando che si occupa di… Agile. E lo fa molto bene. Accompagna i suoi servizi alle aziende con un ricco insieme di iniziative formative ed eventi sul tema. La scorsa settimana abbiamo avuto occasione di passare un po’ di tempo insieme a Firenze. Abbiamo così incrociato le nostre esperienze. Ne è venuto fuori qualcosa di interessante che vi racconterò qua sotto.

La scusa

Il Miroverse di Miro

Quando si parla di innovazione e design dei business model, la seduzione degli strumenti è enorme. Basta uno sguardo a quelli messi a disposizione dai diversi software e vengono le vertigini. Gli strumenti e l’Agile hanno poi un rapporto consolidato fatto di tecniche e rituali di grande successo.

Iniziando il nostro confronto eravamo quindi consapevoli dei rischi. Sapevamo che i tool di design sono solo un mezzo per orientarci. Troppo spesso il loro utilizzo sembra invece diventare l’obiettivo dell’analisi. Ci è piaciuto nondimeno costruire un confronto partendo dal più celeberrimo degli strumenti con cui tanti di noi operano. Ovviamente parlo del Business Model Canvas.

Questa scusa ha permesso di indagare in modo originale il tema della trasformazione dei modelli di business partendo dalla loro lettura per giungere a percorsi di redesign e cambiamento.

Agile Reloaded e il Business Model Canvas

Nell’esperienza di Agile Reloaded, mi hanno subito raccontato, il Business Model Canvas è usato spesso come “strumento per validare un prodotto“. Meno frequente è vederlo in ottica organizzativa. Giovanni, lanciando la sfida per questo workshop, mi ha detto che “il Business Model Canvas di un’azienda lo facciamo meno di frequente, forse perché nessuno si preoccupa – o è troppo preoccupato – di validare la propria azienda con questo modello”.

È questo modo diverso di utilizzare uno strumento così consolidato che ha definito la base per lo sviluppo di un pomeriggio davvero originale.

Il punto di partenza

È il tradizionale mondo del Lean Thinking che ci ricorda l’importanza dell’andare a vedere (“Genchi Gembutsu”). È un principio pragmatico ed empirico alla base della rivoluzione scientifica. Affidarci alla lettura della realtà che ci circonda come punto di partenza per comprenderla e modificarla.

Il Business Model Canvas è allora uno strumento di lettura e di rappresentazione essenziale. Dà coordinate per esaminare l’impostazione di un business e per leggere le relazioni interne tra le parti. Ci siamo così subito divertiti con un po’ di giochi che aiutano a capire la potenza della “tangibilità”, del rendere visibili e fisici dei concetti astratti e sfuggenti. In questo ci hanno aiutato Victoria e David Beckham, ma per capire come bisogna partecipare a un prossimo workshop come quello fiorentino. Abbiamo a ogni modo verificato che, come al solito, l’immaginazione richiede immagini. E i Canvas fanno al caso nostro.

Dalla mappatura alla trasformazione

La parte meno appassionante del pomeriggio è stata la descrizione dei diversi riquadri del Canvas. Vi risparmio i dettagli, ma anche in questo caso un bel po’ di esempi pratici, tra cui quello classico di Michelin alle prese con la crisi economica del 2008, hanno aiutato. Un concetto significativo in questa parte è stato quello legato alla relazione tra le parti del Canvas. È nella coerenza e nella interazione tra diversi fattori del modello che nasce un business originale. Difficilmente il singolo riquadro permette da solo di produrre un impatto differenziante.

Questo ci ha portato alla sessione successiva. Quella dei giochi.

Business Model Challenge

La prima sfida serviva a capire se avevamo compreso lo strumento. Una gara veloce. Un’azienda conosciuta (nel nostro caso Tesla) e nove domande. Vari punti in palio. Alla fine vinceva chi più sapeva inquadrare cosa andava messo nel Canvas che descrive il business model di Tesla. In mezzo qualche trabocchetto e qualche risposta che apriva a discussioni, contestazioni e punti aggiuntivi di “riparazione” per chi argomentava bene.

Ci siamo divertiti. Abbiamo invitato tutti a riprovarci online qui. E siamo passati a un altro gioco.

Business Model Hearts

Il gioco successivo aveva una meccanica diversa. Se è vero che individuare i contenuti corretti e coerenti è centrale, si deve dire che capire quali siano quelli prioritari e più rilevanti è ancora più significativo. Nella logica del Less is More, ci siamo allora chiesti se saremmo stati in grado di individuare solo due quadranti su cui puntare.

Ogni partecipante ha ricevuto due post it a forma di cuore e ha deciso quali quadranti fossero quelli decisivi per spiegare il successo di Apple. Giustificando poi la scelta. Questo Canvas pieno di cuori esprime il sentimento diffuso attorno al valore distintivo dell’azienda di Cupertino. È venuto tutto così bene che abbiamo deciso di provarci con un’azienda meno da libri di testo… Abbiamo allora preso un cliente di Agile Reloaded e abbiamo rifatto il gioco dei Cuori.

Il confronto finale in cui ognuno ha argomentato la scelta ha avuto il merito di sollevare diversi punti di vista e di creare un allineamento sugli aspetti centrali e rilevanti del cliente, utile a focalizzare i propri sforzi commerciali e produttivi.

Va detto che asimmetrie e diverse valutazioni su aspetti apparentemente condivisi hanno una rilevanza fondamentale in questa epoca di complessità. Il gioco e le sue dinamiche nascono da una profonda lettura del libro Noise di Daniel Kahneman. Un testo che propone un esame interessante delle caratteristiche alla base del rumore, diverso dai bias cognitivi che abbiamo così ben imparato a riconoscere e ad affrontare,

In conclusione

Il Business Model Canvas è un tool potente per pensare agli elementi da validare di un business model innovativo (The Lean Startup) o per impostare un percorso di trasformazione di un business model già lanciato (The Invincible Company).

Giocare in un workshop dinamico come quello costruito con Agile Reloaded è istruttivo e potente. Non solo fornisce strumenti di analisi e design del business, ma chiarisce priorità e allinea sul percorso strategico. Per poi proiettarci sullo sviluppo agile di prodotti e servizi innovativi.

Un ‘esperienza ricca di stimoli e sicuramente da riprovare con qualche team interno alle aziende. Nel frattempo, grazie a tutti i partecipanti per l’entusiasmo e i tanti contributi di valore!

By stefanoschiavo