L’innovazione è un demone
L’amore non è l’essere amato, ma l’infelice amante che desidera qualcosa di cui è privo. Rubo questo ribaltamento a Socrate per parlare di innovazione. Ne parlo in termini magari non consueti, ma spero utili a ridefinire il contesto in cui ci muoviamo.
C’è una retorica molto diffusa che vede giovani e brillanti startup tutte prese dalla conquista di un ricco mercato. Poco importa che i dati reali smentiscano questa visione. La tecnologia digitale, le organizzazioni esponenziali, i droni e i robot, l’intelligenza artificiale e il machine learning. Tutto congiura nel raccontarci un futuro davvero florido.
Fast company come Pausania?
Il futuro digitale e l’innovazione nel business appaiono davvero come l’essere amato nel Simposio di Platone. Tutti nell’opera ne fanno una lode straordinaria. Tutti o quasi. Socrate interviene ribaltando l’idea più diffusa. Tradisce la lettura del tema prima ancora di sviluppare un discorso compiuto. L’essere amato non è l’amore. L’amore è chi ama. E quindi non è una persona degna di lode e ammirazione, ma fonte di lacrime e sofferenza.
Questa rilettura del contesto è alla base dell’azione di chiunque voglia innovare il mercato e i modelli di business che lo caratterizzano. Leggere in maniera diversa ciò che ci circonda è più utile che cambiare lo stato delle cose in un contesto condiviso da tutti. È qui che diventa fondamentale cambiare il punto di vista.
Ma c’è di più…
Vado oltre nel parallelo. Socrate non solo ci insegna a cambiare la narrazione. Ci offre anche uno spunto per comprendere la figura stessa dell’innovatore. Infatti proprio come l’amante che si strugge e soffre e vede nell’amato un sogno difficile da conquistare, così si comporta l’innovatore.
Lo spirito critico che lo connota non è costituito dall’oggetto della ricerca, ma da una disciplina sul proprio modo di ascoltare. Il Design Thinking focalizza molta parte dei suoi contenuti sul tema dell’empatia. Ma bisogna comprendere bene di cosa parla.
Il percorso di ricerca fa soffrire perché gli esperimenti fallimentari che caratterizzano tutti i cambiamenti nel business vanno a demolire la visione del mercato e del mondo che ci siamo costruiti. E che gli altri condividono.
Capire che ognuno di questi fallimenti è un passo verso una maggiore consapevolezza di quanto sta al di fuori del nostro stato attuale è difficile. Gioire delle sconfitte e degli errori non è un tema banale, capace solo di riempire slide piene di citazioni di Abraham Lincoln e Thomas Edison.
La trappola del conservatore
Esiste una contraddizione insolubile nei conservatori di tutte le tradizioni. Un giorno, più o meno vicino, quelle tradizioni sono state tutte immancabilmente una novità che essi stessi avrebbero combattuto.
Cambiare significa essere in grado di apprezzare un ambiente non coerente con le nostre aspettative. Non è da tutti. Molto spesso non fa per noi, così rilassati nella nostra bolla in cui ci siamo rifugiati.
Ma i migliori sanno uscire da un ambito autoreferenziale. Sanno comprendere che per cambiare il contesto bisogna cambiare sé stessi. Bisogna imparare a esplorare in maniera diversa.
Perché l’amore è l’amante e non l’essere amato.