C’è un’area del saper fare italiano che per ragioni personali e professionali ci sta molto a cuore. Parliamo del design e di tutti gli annessi e connessi. Abbiamo lavorato e ancora collaboriamo con una realtà come Lago, ci troviamo ogni giorno a fianco di designer nuovi o affermati, di imprenditori, di falegnami e tecnici, di esperti di interior e manager e cogliamo costantemente il patrimonio di conoscenze, di esperienza e di entusiasmo che questo settore ancora esprime in Italia.
Eppure qualcosa negli ultimi anni si è rotto… Da traino di un’economia orientata all’export e capace di cogliere opportunità in ogni parte del pianeta è come se si fosse perso un legame. Chiusi a guardarsi l’ombelico tra proteste fiscali e mancata inclusione dei giovani, in difficoltà nella comprensione di quel che avveniva nel mondo, ora l’arredo-design sembra non trovare strade nuove per ripartire, se non assistendo attonito alla calata di Ikea…
Dal nostro punto di vista, che sposa come sempre un’attenzione alla produzione di qualità ad un’inguaribile curiosità per i nuovi modi di esprimersi nel mercato, dal questo nostro punto di osservazione ci sembra che quel legame perso sia figlio di una cesura generazionale e culturale tra chi ha inventato e fondato il Made in Italy dei distretti e chi oggi si trova a emigrare per dar sfogo a quella voglia di cambiare le cose che qui non sembra trovar ascolto.
Un aspetto di questa complessa situazione che più di altri ci piace esplorare è quello della distribuzione:
– del nuovo modo di fare retail (ci è piaciuto recentemente questo bel video di Monocle anche se i prodotti presentati necessiterebbero di qualche intervento… ma in ogni caso di grande valore per la nostra startup tipografica Lino’s Type)
– del nuovo modo di vendere che passa anche attraverso un uso più evoluto del web, non più vetrina, ma luogo di eccellenza per l’attivazione di relazioni continuative
– di nuovi e fondamentali spazi reali in cui cementare i contatti virtuali, in cui toccare gli oggetti, parlare alle persone, esprimere la convivialità
Recentemente abbiamo visto nascere l’esperienza berlinese di Fab.com, quella californiana di Zanoby con il nostro amico Roberto e poi MakeTank, recentemente ospiti a The Fab, Buru Buru, Formabilio e tanti altri. Confrontandoci con alcuni di loro abbiamo capito che il gap di cui parlavamo prima è ancora più profondo di quello che immaginavamo. La comprensione delle esigenze di questo tipo di distribuzione non è alla portata delle nostre aziende manifatturiere, bollite come la famosa rana nella pentola del fare quotidiano, incapaci di affrontare adeguamenti creativi, organizzativi e culturali.
Pensiamo che sarebbe bello portare un po’ di questi esempi all’interno degli spazi di confronto degli operatori del settore, creando un momento di crescita e tracciando la strada per un adeguamento delle nostre aziende ai nuovi standard richiesti dal mercato. Non è questione di consulenze o agenzie di commercio, di management o nuova imprenditorialità. Pensiamo basti cominciare mettendo in contatto chi sa fare, chi ha idee e chi può diffonderle.
A volte è solo una questione di prospettiva con cui si guardano le cose. L’obiettivo è anche capire di cosa ha bisogno chi può portarti a vendere in nuovi modi e in culture lontane. L’occasione è forse più vicina del previsto, ma ve ne parleremo a tempo debito… Intanto continuiamo ad affrontare questo tema che sempre più ci interessa approfondire.