Il “continuous management”: la fine dell’era delle interruzioni?

Nell’evoluzione delle pratiche manageriali moderne, emerge un pattern significativo che attraversa diverse aree della gestione aziendale: mi riferisco al progressivo abbandono degli approcci basati sull’”interruzione” in favore di processi più fluidi e continui. È un cambiamento che sta ridefinendo il modo in cui le organizzazioni interagiscono con clienti, gestiscono il personale e sviluppano la formazione e le competenze. Ci stiamo quindi avvicinando alla fine dell’era delle interruzioni?

Dal “marketing interruttivo” all’engagement continuo

Ne parlava Marco Cordioli nel suo bel libroLa Via del Marketing”. Si tratta forse dell’esempio più evidente di questa trasformazione. L’obsolescenza dell’outbound marketing, caratterizzato da interruzioni pubblicitarie non sollecitate, cede il passo all’inbound marketing, dove l’interazione con il cliente avviene in risposta a un interesse manifestato. Ne consegue anche una crisi stessa del concetto di “campagna” a favore di un lead management giocato su “campagne individuali” che accompagnano il viaggio del cliente.

Volendo stare sul pratico, si passa da pubblicità televisive che interrompevano la visione dei programmi, chiamate a freddo, email marketing di massa a un content marketing più evoluto con attività di SEO, social media engagement e comunicazioni trigger-based.

Da dire che si tratta anche di un approccio più rispettoso. Essendo contestuale migliora l’esperienza del cliente e produce anche risultati migliori: secondo HubSpot, l’inbound marketing genera il 54% in più di lead rispetto alle tradizionali tecniche outbound.

Lezioni dal Lean Management

La transizione verso un “management senza interruzioni” trova un importante precedente storico e concettuale nella filosofia del lean management, in particolare nel principio della “riduzione dei lotti produttivi”. È un parallelismo che offre insegnamenti preziosi sull’efficacia del flusso continuo.

Dall’”One-Piece Flow” alla “Continuous Growth”

Il lean management ha rivoluzionato la produzione passando da grandi lotti a un flusso continuo di singoli pezzi (one-piece flow). Allo stesso stiamo assistendo ovunque nel management a una trasformazione analoga.

La formazione fondata sull’idea del microlearning non è che una versione adattata del one-piece flow. I vantaggi della riduzione dei lotti si riflettono così in entrambi i contesti. La riduzione degli sprechi si manifesta come meno “scorte intermedie” nel processo industriale e come minor  “conoscenza inutilizzata o obsoleta” nel management. L’idea di un feedback più rapido porta a un’identificazione immediata dei difetti nel manufacturing e a una “verifica immediata dell’apprendimento” nel processo formativo. La spinta verso una maggiore flessibilità si traduce da una parte in un cambio produzione più agile e dall’altra in un adattamento più rapido alle nuove esigenze.

Selezione e sviluppo del personale

Un’evoluzione analoga la osserviamo nella gestione delle risorse umane. Il tradizionale processo di selezione basato su momenti discreti (screening del CV, colloquio, test) si sta trasformando in un percorso di valutazione continua che si estende ben oltre la fase di assunzione.

Anche qui vediamo alcune trasformazioni evidenti. Nell’approccio tradizionale ci sono una valutazione basata su 2-3 colloqui, una decisione basata su impressioni puntuali e un forte gap tra fase di selezione e inserimento.

Nel nuovo paradigma abbiamo un assessment continuativo durante il periodo di prova, programmi di onboarding strutturati di 6-12 mesi, una valutazione delle soft skills in contesto reale, nonché un feedback continuo e bidirezionale.

Google e Amazon hanno già adottato questo approccio. Integrano periodi di valutazione estesi che permettono sia all’azienda che al candidato di verificare il fit reciproco in modo più accurato.

La formazione dei dipendenti. Dal momento d’aula al coaching continuo AI-driven

Il superamento dell’alternativa studio-lavoro

LA FINE DELL'ERA DELLE INTERRUZIONI

Storicamente, la vita professionale è stata concepita come una sequenza lineare:

  • Periodo di studio (scuola/università)
  • Ingresso nel mondo del lavoro
  • Occasionali aggiornamenti professionali

È un modello sequenziale che riflette una visione industriale ormai superata.

Da una formazione concentrata nella prima parte della vita, caratterizzata da una netta separazione tra fase di studio e fase lavorativa, con un aggiornamento professionale visto come “interruzione necessaria” e una conoscenza intesa come “scorta” da accumulare si passa a un approccio diverso. Si tratta di intendere l’apprendimento come processo continuo e permanente, con un’integrazione fluida tra lavoro e formazione. Lo sviluppo professionale segue un flusso costante e la conoscenza diventa appunto questo “flusso” da mantenere attivo.

Manifestazioni del nuovo approccio

Nella pratica si passa da corsi strutturati con un calendario fisso a “microlearning” e “learning on the job” con un supporto AI-driven I momenti formativi dedicati si mantengono per quanto riguarda le soft skill. In questi casi serve un’integrazione con simulazioni e role-playing e un follow-up continuo.

L’apprendimento integrato si sviluppa in iniziative come “morning learning sessions”, “comunità di pratica permanenti”, “mentoring reciproco tra colleghi” e retrospettive o “momenti di riflessione strutturata sull’esperienza”.

Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale. Opportunità e paradossi.

L’AI sta emergendo come enabler fondamentale di questo nuovo paradigma. Si tratta di una tecnologia che offre possibilità di supporto e feedback continuo precedentemente impensabili.

Abbiamo la possibilità di sviluppare:

  • Coaching personalizzato” con sistemi AI che monitorano le performance e forniscono suggerimenti in tempo reale
  • Adaptive learning” con percorsi formativi che si adattano automaticamente al progresso dell’utente
  • Feedback automatizzato” con  analisi continua delle prestazioni e suggerimenti di miglioramento

Il paradosso tecnologico

Eppure emerge un paradosso significativo: alcune tecnologie, pur promettendo di ottimizzare i processi, rischiano di amplificare proprio quel fenomeno di frammentazione che si vorrebbe eliminare. Il caso delle videocall è emblematico: la riduzione delle barriere organizzative (es. non serve prenotare sale) porta all’eliminazione dei tempi di spostamento e alla facilità di coinvolgimento di partecipanti remoti.

Le conseguenze inattese di questa “innovazione” sono la proliferazione di micro-meeting, un aumento esponenziale del numero di riunioni, la frammentazione della giornata lavorativa e la conseguente, inevitabile, riduzione dei tempi di riflessione e lavoro concentrato. Inoltre c’è un effetto “Back-to-Back”. I meeting concatenati senza pause portano a un affaticamento cognitivo (“Zoom fatigue”) e alla riduzione della qualità dell’attenzione.

Strategie di mitigazione

Per evitare che la tecnologia si trasformi da soluzione a problema, è necessario implementare policy chiare (es. Definire “no-meeting days”, stabilire durate standard per diverse tipologie di riunioni, proteggere fasce orarie per il lavoro “concentrato”). Allo stesso tempo serve ripensare il formato delle interazioni (es. Valutare quali meeting possono diventare comunicazioni asincrone, consolidare più micro-riunioni in sessioni strutturate, preservare momenti di vera collaborazione face-to-face).

L’evoluzione verso un approccio continuo sta trasformando profondamente anche i processi di pianificazione aziendale, budgeting e gestione dell’innovazione. Il tradizionale modello di pianificazione a cascata, caratterizzato da cicli lunghi e rigidi, sta cedendo il passo a un approccio più fluido e adattivo.

La trasformazione della pianificazione strategica

Il modello tradizionale di pianificazione prevedeva piani pluriennali rigidi, revisioni annuali, un’implementazione a cascata e dei feedback dilazionati. Il “continuous planning” invece punta a un “rolling forecast trimestrale”, “adattamenti continui”, un’implementazione iterativa e feedback in tempo reale.

Innovation Portfolio Management

La gestione del portfolio dell’innovazione riflette questa trasformazione attraverso diversi framework di cui do due esempi molto diffusi e di successo.

1. Approccio Lean Startup

Nel celeberrimo modello di Eric Ries si trova la sostituzione dei business plan dettagliati con business model e MVP (Minimum Viable Product). Sono attivati cicli rapidi di build-measure-learn, eventuali “pivot” basati su feedback reali del mercato e investimenti graduali basati sulla validazione.

2. Stage-Gate Agile

Nel modello Agile/Scrum si passa da stage-gate rigidi a gate fluidi con una valutazione continua delle opportunità, una riallocazione dinamica delle risorse e ancora un portfolio management adattivo.

Evoluzione del budgeting

LA FINE DELL'ERA DELLE INTERRUZIONI

Il processo di budgeting stesso sta subendo una trasformazione parallela.

Prima di tutto c’è il superamento del budget annuale statico attraverso obiettivi relativi invece che fissi, un’allocazione delle risorse dinamica e l’empowerment dei team operativi. Inoltre il rolling forecast porta a previsioni continue su un orizzonte mobile, ad aggiornamenti mensili/trimestrali, all’integrazione di dati real-time e a uno scenario di planning dinamico. Sono impostazioni che si sposano bene con framework come l’OKR e che convivono male con l’MBO.

Development e Project Management

L’approccio Agile è una chiara derivazione di questo zeitgeist. Ha rivoluzionato non solo lo sviluppo software ma l’intera gestione dei progetti. Le caratteristiche chiave richiamano l’idea del continuous management. Sprint brevi (2-4 settimane), delivery incrementale, retrospettive frequenti, adattamento continuo dei piani.

Il successo della pianificazione continua dipende dalla capacità di integrare efficacemente diversi livelli di feedback.

1. Feedback Operativo

  • Metriche di performance in tempo reale
  • Indicatori predittivi
  • Analisi dei trend
  • Segnali deboli dal mercato

2. Feedback Strategico

  • Validazione delle ipotesi di business
  • Evoluzione del contesto competitivo
  • Emergere di nuove opportunità
  • Cambiamenti nelle preferenze dei clienti

Per gestire efficacemente questa trasformazione, le organizzazioni necessitano di:

1. Strumenti di supporto

  • Piattaforme di portfolio management agile
  • Sistemi di reporting real-time
  • Tool di collaborative planning
  • Dashboard integrate

2. Processi adattivi

  • Rituali di revisione frequenti
  • Meccanismi di escalation rapida
  • Procedure di riallocazione risorse
  • Protocolli di comunicazione continua

3. Cultura organizzativa

  • Mindset sperimentale
  • Tolleranza all’ambiguità
  • Orientamento all’apprendimento
  • Leadership distribuita

Sfide e competenze necessarie

La transizione verso questo nuovo paradigma richiede lo sviluppo di nuove competenze.

1. Design di processi continui

  • Capacità di progettare sistemi di valutazione longitudinale
  • Definizione di KPI per il monitoraggio continuo
  • Integrazione di feedback loops efficaci

2. Gestione del cambiamento

  • Superamento delle resistenze organizzative
  • Formazione dei manager sui nuovi approcci
  • Adattamento delle strutture organizzative

3. Competenze tecnologiche

  • Comprensione delle potenzialità dell’AI
  • Capacità di design di sistemi di coaching automatizzato
  • Integrazione di sistemi di monitoring e feedback

Il passaggio da un approccio basato sull’interruzione a uno di continuità rappresenta una delle più significative evoluzioni nel management contemporaneo. Questa trasformazione promette di rendere più efficaci e meno invasivi i processi aziendali, migliorando sia l’esperienza dei dipendenti che i risultati organizzativi.

La sfida per le organizzazioni sarà quella di sviluppare le competenze necessarie per gestire questa transizione, sfruttando al meglio le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie AI per creare ambienti di lavoro più fluidi e produttivi, pur mantenendo sotto controllo i rischi di frammentazione che le stesse tecnologie possono introdurre.

La capacità di implementare con successo questi nuovi modelli di gestione continua rappresenterà un importante vantaggio competitivo per le aziende del futuro. Permetterà loro di rispondere meglio alle esigenze di un mercato sempre più dinamico e interconnesso.

By stefanoschiavo