L’innovazione è la scintilla, ma la vera rivoluzione nel business richiede di più. Come il visionario Clayton Christensen ci insegna, una tecnologia diventa veramente dirompente quando non si limita a migliorare l’esistente, ma osa reinventare le regole del gioco. È il momento in cui i modelli di business consolidati vengono sconvolti, nuovi mercati emergono dal nulla e quelli esistenti subiscono una metamorfosi radicale. Senza questa audacia trasformativa, anche la più brillante delle innovazioni rimane semplicemente un sostegno al passato, anziché un ponte verso il futuro. Ed è proprio qui che nasce il dilemma. L’AI sarà disruptive o di sostegno?
Secondo ARK Invest, l’AI potrebbe rappresentare una delle tecnologie più trasformative della nostra epoca, capace di ridisegnare l’economia globale. Tuttavia, la grande incognita rimane: l’AI sarà davvero disruptive, o sarà assorbita dalle grandi tech come Google e Apple, che sembrano voler giocare la partita del “first follower”?
La risposta a questa domanda potrebbe plasmare il futuro delle aziende tecnologiche e dell’industria stessa.
Un’accelerazione senza precedenti nella riduzione dei costi e nell’accessibilità
Uno degli aspetti più sorprendenti della crescita dell’AI è la velocità con cui i costi di gestione e sviluppo stanno diminuendo. ARK Invest stima che i costi operativi dei modelli di AI si stanno dimezzando ogni 4 mesi, rispetto ai 18-24 mesi della legge di Moore.
Questo significa che la potenza computazionale necessaria per operare modelli di intelligenza artificiale di alto livello sta diventando sempre più accessibile. Un esempio straordinario è GPT-4, che nel 2026 potrebbe essere eseguito su uno smartphone, laddove nel 2020 richiedeva un supercomputer da 6 miliardi di dollari.
Questa drastica riduzione dei costi apre la porta a un futuro in cui l’AI sarà onnipresente, integrata nelle tecnologie di uso quotidiano, dalle app sui nostri dispositivi mobili fino ai sistemi avanzati di diagnostica medica.
La capacità di ridurre i costi è il primo segnale che una tecnologia potrebbe essere disruptive. L’intelligenza artificiale sta abbattendo i costi a un ritmo che nessun’altra tecnologia è mai riuscita a raggiungere. Se nel 2020 il costo per addestrare GPT-4 era di circa 100 milioni di dollari, oggi questa cifra è solo una frazione. Questo trend non solo democratizza l’accesso all’AI, ma crea un effetto domino di innovazioni in una vasta gamma di settori.
L’AI attraversa i settori con un potenziale senza limiti
L’AI non è limitata a un singolo settore o a una specifica applicazione. Al contrario, sta già mostrando segni di trasformazione in aree come la sanità, la finanza e l’intrattenimento, settori tradizionalmente lontani dal mondo tecnologico puro.
I modelli di AI stanno già superando le capacità umane in alcune competenze specifiche, come nei test di licenza medica. Questo significa che l’AI non è solo una piattaforma tecnologica avanzata, ma sta diventando un vero e proprio agente di cambiamento in ambiti che toccano la vita di tutti i giorni, dalla diagnosi di malattie alla gestione dei dati finanziari.
Un altro esempio è l’utilizzo dell’AI nella finanza, dove l’elaborazione di dati complessi e la capacità di predire comportamenti di mercato stanno trasformando i processi decisionali.
Non a caso, oltre il 40% dei finanziamenti venture capital negli Stati Uniti nel 2024 è stato destinato a progetti legati all’AI. Dunque non solo sta diventando una tecnologia chiave, ma una vera e propria infrastruttura per nuove innovazioni, in grado di attraversare settori e mercati in modi che finora erano impensabili.
L’AI come piattaforma per nuove innovazioni
L’intelligenza artificiale si rivela non solo come innovazione, ma come catalizzatore di una trasformazione più profonda. Fungendo da piattaforma generativa, l’AI amplifica esponenzialmente il potenziale innovativo delle imprese.
Aziende all’avanguardia come Tesla non si limitano a implementare l’AI, ma ci collaborano per ridefinire i confini delle proprie possibilità. Il loro approccio pionieristico si manifesta nello sviluppo di tecnologie rivoluzionarie come i robotaxi autonomi e i robot umanoidi, alimentati da sofisticati sistemi di elaborazione dati basati sull’AI.
Questa è solo la punta dell’iceberg di una rivoluzione imminente, infatti le proiezioni indicano che entro la fine del decennio l’elaborazione di oltre 300 quadrilioni di token di dati plasmerà un panorama aziendale radicalmente nuovo, aprendo orizzonti ancora inesplorati nel mondo dell’innovazione e del business.
Questi dati alimentano nuovi sistemi di AI, capaci di apprendere e adattarsi con una rapidità senza precedenti e questo processo apre la strada a innovazioni in settori tradizionalmente rigidi, come quello manifatturiero e logistico, dove l’automazione sta diventando il cuore del futuro. In questo senso l’AI non è solo un miglioramento incrementale delle tecnologie esistenti, ma un elemento capace di far nascere nuove piattaforme economiche.
I grandi tech e la sfida AI: chi rimarrà indietro?
Nonostante queste potenzialità, giganti come Google e Apple sembrano adottare una strategia attendista in quanto questo approccio, che potrebbe sembrare prudente, potrebbe però rivelarsi rischioso per determinati brand. Google, ad esempio, ha sviluppato modelli di AI che nel 2023 risultavano essere il 46% più costosi rispetto a quelli di OpenAI, dimostrando come i grandi incumbent possano essere superati da nuove realtà più agili e flessibili.
Questa dinamica evidenzia come i colossi tecnologici, nonostante il loro enorme potere, potrebbero trovarsi in difficoltà nel tenere il passo con il rapido abbassamento dei costi e con l’evoluzione dell’AI.
Mentre i costi calano, le startup e le aziende emergenti, sostenute dai venture capital, potrebbero trovare lo spazio per innovare in modo più rapido e adattarsi alle nuove richieste del mercato, destabilizzando così i giganti del tech.
Il futuro dell’AI sarà disruptive o di sostegno?
Nonostante il potere delle grandi tech, la capacità dell’intelligenza artificiale di generare nuove innovazioni è troppo grande per essere ignorata.
ARK Invest suggerisce che l’AI potrebbe sconvolgere settori consolidati, creando nuove opportunità per aziende più agili che riusciranno a capitalizzare su queste innovazioni prima degli incumbent.
Tuttavia, la vera domanda rimane aperta. L’AI sarà davvero disruptive, capace di sconvolgere interi settori e creare nuovi leader di mercato? Oppure diventerà un potente strumento nelle mani dei grandi incumbent, rafforzando il loro controllo sul mercato esistente?
Solo il tempo potrà dare una risposta, ma l’unica certezza è che questa tecnologia continuerà a crescere e a influenzare sempre di più la nostra vita quotidiana e il mondo del business.