Cos’è un umano? Cos’è un robot? Intelligenza artificiale in condizioni inumane

L’idea mi è venuta giocando. A Chicago. C’erano due ragazzi che testavano un nuovo progetto. Più tardi ho scoperto che si trattava di famosi inventori di giochi. Ho anche scoperto che quello testato lì aveva raccolto 300.000 dollari su Kickstarter.

Le regole non sono semplici. In sostanza si tratta di un’attività con due persone che si sfidano. Una fa l’investigatore. L’altra il sospettato. Ma di cosa?

Qualcuno si ricorderà la scena iniziale di Blade Runner. Per chi non ne abbia idea, basta dire che il film era ambientato nel futuro. Nel 2019 per l’esattezza… Ci sono in giro robot dall’aspetto umano. Pressoché indistinguibili dagli uomini. Sono i replicanti. Unico problema è che alcuni sono impazziti e sono quindi un pericolo. L’investigatore (Harrison Ford) li deve cacciare. Lo fa interrogandoli.

Da lì l’idea del gioco. Un interrogatorio di cinque minuti in cui scoprire se si ha davanti un essere umano o un robot.

Messi alla prova

L’investigatore ha cinque minuti di tempo. Fa domande e ottiene risposte. Ma l’avversario, che ha pescato una carta nascosta che gli dice se si tratta di un umano o di diversi tipi di robot, ha dei comportamenti bizzarri.

La morale del gioco è spiazzante. Proprio i comportamenti che rendono il robot difettoso sono quelli che definiscono al meglio l’originalità umana. Si tratta di ossessioni e vulnerabilità.

Senza entrare in troppi dettagli, l’intervistatore è guidato nel porre domande che faranno emergere questi strani comportamenti dei replicanti impazziti.

Può trattarsi di “Robot violenti” che hanno ossessioni che li porteranno a uccidere nei cinque minuti l’investigatore. O “Robot pazienti” che hanno vulnerabilità che li impacciano e limitano. Grande abilità quella dell’investigatore che deve riconoscere questi comportamenti. Senza uccidere inavvertitamente un essere umano.

Si scopre giocando che quando il sospettato è un “essere umano”, il suo comportamento deve essere “normale”, senza ossessioni, senza vulnerabilità. E quasi puntualmente l’investigatore tende a pensare che sia un robot impazzito! Perché “fare l’essere umano” è difficile. E in fondo, come diceva Jacques Lacan, “non c’è niente di più pasticciato della realtà umana”.

Le ossessioni del business

Ho pensato che il tutto si adattasse meravigliosamente all’ambiente aziendale. Nel business gli atteggiamenti umani che fanno la differenza sono spesso lontani da quella perfezione algoritmica che cerchiamo nei robot.

L’intelligenza artificiale conquista terreno a scapito di fogli excel e centralinisti, di dottori e di camionisti. Ma non fa molti passi dove l’intelligenza si incaglia. Dove entra in gioco la capacità empatica. Mi riferisco all’empatia psicologica e non a quella emozionale per non far arrabbiare Paul Bloom.

Paul Bloom - Against Empathy

Il tema l’ha spiegato molto bene Luciano Floridi ne La quarta rivoluzione. L’elaborazione sintattica, sempre più avanzata, sempre più dominante, dei robot si ferma quando serve uscire dal “frame”. Farsi una domanda diversa. Avere una capacità semantica che si fonda sulla comprensione del significato.

E il significato passa attraverso atteggiamenti, manie, incongruenze, errori non prevedibili nell’algoritmo. Per vincere al gioco servono queste abilità. Sono le abilità che caratterizzeranno il lavoro umano del futuro.

Skill Shift - Automation and the future of workforce

Molte ricerche, famosa quella di McKinsey, definiscono il futuro del lavoro. Tutte ribadiscono questo punto. La gestione di relazioni, di team complessi, di problemi dai connotati semantici complessi. L’adattamento e la resilienza. Qualcosa che solo un’intelligenza artificiale forte, “Artificial General Intelligence”, AGI potrà forse un giorno permettersi.

Il gioco dei Robot e dell’Intelligenza Artificiale

Il gioco era in creative commons e l’ho tradotto in italiano, adattato al contesto aziendale e testato con diversi amici e collaboratori. Con ottimi risultati. Che ci hanno permesso di capire meglio perché oggi sia così interessante approfondire il Design Thinking, il Lean Startup, L’Agile management.

Presto farò altri test e ringrazio intanto Linfografico per lo sviluppo della grafica che mi ha permesso di avere una super versione cartacea delle carte da gioco 🙂

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By stefanoschiavo