
In Innovazione / 23 Settembre 2025 / 4 Min read

Automazione e intelligenza artificiale stanno trasformando il lavoro con effetti molto diversi a seconda dei compiti coinvolti. In alcuni settori i salari si abbassano mentre cresce l’occupazione, in altri diminuiscono i posti ma aumentano le retribuzioni di chi resta. Capire che cosa automatizzare significa definire come verranno distribuiti reddito e opportunità.
Il paradosso dell’expertise
Uno studio del MIT su oltre 300 professioni ha rivelato una dinamica inattesa. Quando la tecnologia interviene su compiti altamente specializzati, i salari medi calano di circa il 18%, ma l’occupazione cresce e in certi casi raddoppia.
Se invece l’innovazione colpisce le mansioni di routine, gli addetti diminuiscono ma chi resta guadagna di più. Ne nasce una geografia dei salari in cui il valore delle competenze non dipende solo dalla loro difficoltà, ma dal modo in cui la tecnologia le ridefinisce.
Centralinisti in declino
Un esempio chiaro è quello dei centralinisti. Un mestiere che un tempo necessitava di attenzione e abilità specifiche è oggi gestito da software. Le proiezioni del Bureau of Labor Statistics parlano di un calo del 26% dei posti entro il 2033, con stipendi medio bassi. Una funzione che aveva un suo peso si è trasformata in attività marginale.

Mobilità tramite app e nuovi equilibri
Lo stesso meccanismo si osserva nel settore dei trasporti a New York. Nel 2015 i tassisti gialli erano oltre 30.000, oggi poco più di 11.000. Nello stesso periodo i driver delle piattaforme hanno superato quota 84.000. Le entrate complessive hanno superato i 600 milioni di dollari al mese, ma il reddito individuale si è ridotto. L’accesso al lavoro è più ampio, ma il guadagno medio per chi guida è diminuito.
Hub logistici e piattaforme digitali
La logistica rappresenta un altro fronte. Amazon ha superato il milione di robot nei magazzini e continua a investire in modelli di intelligenza artificiale per gestire i flussi. Le mansioni ripetitive vengono automatizzate mentre cresce la domanda di tecnici capaci di supervisionare i sistemi. BT ha annunciato una riduzione di 40.000 ruoli entro il 2030 per reinvestire in fibra e cloud. Recruit Holdings, che controlla Indeed e Glassdoor, ha ridotto il personale di back office di 1.200 unità dopo avere integrato modelli linguistici nei propri servizi. Le attività strategiche rimaste hanno retribuzioni più alte.

La risposta dell’India
In India le grandi società IT hanno scelto di affrontare la trasformazione puntando sulla riqualificazione. I dipendenti vengono formati su prompt engineering e data governance, due competenze considerate fondamentali per il futuro. L’obiettivo è prepararsi a un mercato dell’intelligenza artificiale stimato a 17 miliardi di dollari entro il 2027. In questo contesto l’automazione diventa occasione per redistribuire capacità e ruoli.
Una scelta strategica
Guardando a questi casi emerge un punto comune. Le conseguenze dell’automazione non sono predeterminate ma dipendono da come viene distribuito il lavoro tra persone e macchine. Exponential View sottolinea che questa decisione è già una forma di politica industriale perché definisce la geografia dei salari e ridisegna il futuro delle professioni.
Il futuro del lavoro
Il futuro del lavoro non sarà scritto solo dai progressi dell’intelligenza artificiale o dai robot che popolano le fabbriche e gli uffici. Sarà scritto dalle strategie con cui governi e aziende decideranno di gestire la transizione. Un approccio che guarda solo all’efficienza rischia di comprimere salari e creare nuove disuguaglianze, mentre un approccio che integra formazione, redistribuzione e visione a lungo termine può trasformare l’automazione in un motore di crescita condivisa.
In definitiva, l’automazione non è il destino, è un campo di scelte. E da come verranno prese dipenderà non solo la struttura delle professioni, ma anche l’equilibrio sociale ed economico dei prossimi decenni.