La Biennale di Architettura, i cavalli di legno e le stampanti 3D.

Sapete come il mondo del Do-it-yourself, DIY se preferite o fai da te se vi piace di più, abbia per noi un valore che travalica quello del banale bricolage. Al di là dell’abusato termine Makers, al di là dei vari Lab e Farm, ridare al singolo individuo il controllo e la consapevolezza su ciò che fa e consuma è per noi sinonimo di libertà.

Su questo piano, ridurre gli intermediari determina coscienza e impegno (me lo raccontava anche Marco qualche tempo fa). Permette di responsabilizzare le persone. E, visti i tempi, forse un po’ aiuta anche contro irregolarità e corruzioni varie…

Ridare un luogo al privato, al cittadino, all’individuo vale anche per l’architettura, come mi ha raccontato il nostro amico Filippo in una nottata tra i canali veneziani. Mi ha mostrato l’incredibile accumulo di interventi che nei secoli hanno permesso di costruire un bel palazzo lagunare.

Riprendere in mano la propria attività vale per le grandi aziende che, facendo fare un passo indietro a elaborati sistemi informatici, usano dei cartellini lasciati in mano agli operai per gestire la produzione nelle fabbriche, i post-it per allineare e coordinare strategia e attività delle persone coinvolte nei progetti.

Questo vale per le piccole iniziative imprenditoriali che cercano una propria via al lancio di un’idea, al di fuori di tradizionali business plan, spesso fatti più su misura di banche e investitori che per un effettivo valore nel successo dell’iniziativa.

E poi nel retail e nel marketing delle aziende dove un’agenzia che non conosca la vera storia e il valore di quanto offerto rischia solo di aggiungere un belletto ridicolo sul viso dell’impresa.

Vedere la Biennale di Architettura e accorgersi che tutto questo è presente in maniera non troppo velata in molti padiglioni è stata un’ulteriore conferma che la strada intrapresa è quella giusta.

A un Padiglione Italia che si apriva su un discorso non banale sull’abusivismo e sul suo ruolo nello sviluppo di Roma si aggiungeva una visione estrema del Padiglione belga sul rapporto tra spazio privato e zone industriali, che tendiamo forse sbagliando a “zonizzare”. E poi i tedeschi e il loro invito a Riusare, Ridurre, Riciclare e le intelligenti ironie di Jasper Morrison sul livello di design di alcuni elementi di arredo minore.

E Sharazad tutto questo cerca di portarlo nelle azioni di ogni giorno, come sempre ispirati da Futuro Artigiano, ma anche da tante persone che incontriamo nei contesti manifatturieri. Il design one-to-one e le stampanti 3D, i workshop sulle nuove idee d’impresa, sull’autoproduzione di creme naturali che facciamo a The Fab, il lancio di una tipografia come Lino’s Type, le nuove idee sul futuro del Retail sono tutti progetti che cercano di creare un cortocircuito virtuoso nelle inefficienti e macchinose filiere dell’economia finanziaria.

By stefanoschiavo